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lunedì 29 novembre 2010

Caldo nel freddo.

Nel bianco che cade, c'è di più di quello che possiamo vedere. Ci sono racchiuse tutte le piccole cose che riceviamo, a poco a poco, come le manda il vento. Ci sono racchiusi i respiri di una vita così imprevedibile da mandarti continuamente in confusione.



Fine Novembre, l'inverno ormai è entrato nel suo vivo. E' potente, il freddo che ti avvolge mentre cammini tra le strade bianche, su cui sembra sia posato un lenzuolo sempre nuovo, pulito.
Le giornate, sempre più corte fino a quasi scomparire, prendono la carica per la futura bella stagione, mentre dalle case spuntano luci e addobbi natalizi. Il Natale è sempre Natale.
Andare di Sabato sera, in carovana dietro il Babbo Natale che tanto fa impazzire i bambini, mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Ad occhi chiusi ricordavo quando anche io, bimbo delle elementari, facevo il conto alla rovescia al Natale con un calendario, pieno di cioccolato. Per quanto mi possa piacere il cioccolato, quello di quei calendari aveva un sapore diverso.
La casa ha cambiato colore: tende e tovaglie con ricami tipici la fan da padrone, e candele provumate sparse in ogni angolo regalano aromi unici. Questo è Natale. Il Rosso comanda, in tutto. Rosso come la passione che ci mettiamo nel vivere ogni secondo di quello che ci sta intorno, anche se a volte nell'intorno, che vorrebbe essere un cerchio, manca sempre la giuntura.


Ciò che si ha dentro, qui, è l'opposto di quello che troviamo fuori. Dentro di noi c'è solo calore, che a volte perfino ci scotta, quando diventa troppo. Il silenzioso cadere dei fiocchi, mi chiama dalla finestra.
Dove, in un'altra parte del mondo, esiste una cosa così?

Matteo.

giovedì 25 novembre 2010

Grazie.

E' notte, e in cielo brillano le stelle. E' notte, ma non riesco ad addormentarmi.
Era notte, anche 100 giorni fa. Il calendario diceva 16 Agosto 2010. Per tanti di voi, questa data rappresenterà solo un numero, un giorno come gli altri. Per me no.
Il 16 Agosto 2010 era un Lunedì. Uno di quei lunedì estivi in cui la gente è al mare a godersi le ferie, e abbandona le città ai pochi che per scelta o per tempistiche diverse, se ne stanno a casa a boccheggiare per l'insopportabile afa.
Il 16 agosto 2010, però, per me resterà “il giorno”. La giornata più bella e felice della mia vita, l'ultima passata con la mia gente.
Se hai degli amici perfetti, per i quali daresti davvero la vita, che ti preparano una festa grande così per salutarti, e hai una ragazza, così bella che solo il più tonto degli asini potrebbe perdere (…), allora capisci che ciò che lasci, lo lasci con il sorriso.
Non voglio dilungarmi nel dire come e cosa è successo, quella sera il cui anche il cielo abbandonava le sue stelle per venire a brindare con noi, voglio solo ricordare che alcuni giorni, così belli da farti star male, resteranno per sempre nel cuore di chi li ha vissuti.



Grazie ragazzi per ogni singolo momento in cui mi avete regalato la vostra compagnia. Il futuro sarà nostro.

Matteo.

lunedì 22 novembre 2010

Il tempo va.

Il cielo, così infinito, non è abbastanza grande da contenere tutti i nostri sogni. Sogni lontani, puntini come le stelle. Un immenso pieno di piccoli traguardi, che un giorno, stai sicuro, li raggiungeremo. A noi non resta che alzare la testa e guardare, senza porci limiti, quello che questo magico orizzonte ci riserverà. Noi, microscopici, in confronto all'esigenza delle nostre pretese.

Sono ormai ad un terzo della mia esperienza straniera. Come vola il tempo. Tempo che sa trasformarsi da tuo migliore amico al più grande dei bastardi. Tempo che va, inesorabilmente sempre allo stesso modo, ma che mai riusciamo a percepire come tale.
Le giornate corrono per poi non tornare più, per lasciarci qualcosa di nuovo, che però non sempre siamo disposti ad accettare. Ci portano occasioni, occasioni di cui capiamo l'importanza quando svaniscono, e se ne vanno via, trasportate lontano dall'inesorabile “susseguirsi dei fatti”.


Il trovare finalmente un adatto metro, i giusti equilibri per poter stare in piedi, mi aiutano ad essere finalmente quello che sono. L'avevo scritto quando in realtà non lo ero ancora, ma finalmente posso ammettere che è sempre il solito Teo.



Le case iniziano chiudersi, e dentro le mura ci si prepara già per il domani. Una nuova giornata che ci porrà, come di consueto, tutte le sue domande. Seduti ad aspettare il nostro turno ci metteremo, come sempre, in gioco.

Matteo.



ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.”
                                                                                          (Eleanor Roosevelt)

lunedì 15 novembre 2010

Una vita non basta?

Siamo umani, abbiamo dei limiti. Non siamo delle macchine perfette, e perciò certe volte ci inceppiamo, andiamo in riserva, non sappiamo cosa fare.
Questo è uno di quei momenti.
Capita che ti succedano delle cose, aspettate o no, talmente grandi che tu non hai modo e capacità di ripagare. Gesti gratuiti di una tale bellezza che non possono fare altro che lasciarti lì, basito, alla ricerca di una spiegazione: una spiegazione che non c'è.
E allora ci sentiamo quasi incapaci e meschini nel non poter riconsegnare al mittente quando di buono abbiamo ricevuto. Ripagheremo, un giorno. Lo faremo con le piccole cose, poichè è con esse che si costruisce un tesoro. Abbiamo tanto tempo, una vita non basta?




15/11/2010

Il fuoco che illumina la stue, così viene chiamato il salotto in norvegese, sprigiona un calore leggero, quasi bugiardo.
Fuori invece, dal cielo cadono fiocchi soffici che si posano su un manto nevoso più antico, ormai reso ghiaccio dalle temperature piuttosto fredde e dall'inesorabile vento che soffia, un giorno da nord e un'altro da sud.
Sarà l'inizio di una nuova settimana, che speriamo ci riservi qualcosa di nuovo, di inaspettato.

Qui è tutto nuovo, ma del nuovo noi, gente all'eterna ricerca di un qualcosa, ne abbiamo sempre bisogno.

Matteo

giovedì 11 novembre 2010

Riscoprirsi.

Ore 20.10, di una ventosa serata di pieno novembre. Fuori è tutto buio, e fin qui non c'è nulla di strano. Non è neanche strano, ma perlomeno per me lo è, che sia buio da ormai quasi sei ore. Da quando sono qui, i momenti di luce li conto davvero con il contagocce. Il sole, ormai stufo di “svegliarsi” la mattina, ha deciso di riposare fino a gennaio inoltrato, quando riuscirò a rivedere, illuminati dai primi raggi dell'anno, i vivi colori delle case che si affacciano sul mare, e che sembrano gli sussurrino qualcosa.

Ormai da una settimana sono nella mia nuova (e definitiva) sistemazione. Il mio viso ha ripreso a sorridere, la sveglia al mattino presto è una melodia che ho finalmente ricominciato ad ascoltare ed apprezzare. Mi sto ritrovando nelle piccole cose, e le persone intorno a me mi fanno notare come sia visibilmente (e anche acusticamente, dal momento che mi ritrovo a fischiettare in qualsiasi ora della giornata) chiaro che i “miei affari” comincino a girare per il verso giusto.

Andare a scuola, qui, è un piacere. Tra studenti e personale scolastico, credo non arriviamo al centinaio di persone. Ottimo, dal momento che si ha l'occasione di scambiare due battute con tutti. Poi ovviamente tante attenzioni sono focalizzate su di me, perchè definirei “raro” il fatto che un ragazzo proveniente dal “Bel Paese” vada a studiare in un paesino tanto grazioso quanto sperduto nelle terre del nord.
Ma non è questa la cosa migliore. Il più bello sta sicuramente nella posizione della scuola: tra una lezione e l'altra, se esco a prendere una boccata d'aria, mi trovo su di una spiaggia in cui le uniche impronte di vita visibili sono quelle delle zampette di gabbiani e altri volatili che abitano questo paradiso, e che con le loro rotte di volo sembrano disegnare le note musicali suonate poi dalle onde che si infrangono sugli scogli, e che alzano, così, alta nel cielo la schiuma del mare. Schiuma che poi, trasportata dal vento, ti bacia fredda e severa, le guance.
Amo stare lì. Sedermi sulla banchina ad osservare il moto perpetuo ma mai noioso del mare. Questo mi dà un senso di libertà, di purezza. Ma mi fa sentire anche impotente davanti a tanta immensità quale l'Oceano.


Mentre il vento fuori soffia talmente forte, che sembra quasi con i suoi incessanti lamenti bussare alla porta, vi auguro un buon weekend, convinto che Noi, Italiani e non, abitanti di un Mondo che non è poi così grande, possiamo averlo.

Vi lascio con un pezzo di “Il mare d'inverno”, di Enrico Ruggeri. Parole che fanno spesso da cornice alle mie pause.

Il mare d'inverno
è solo un film in bianco e nero visto alla TV.
E verso l'interno,
qualche nuvola dal cielo che si butta giù.
Sabbia bagnata,
una lettera che il vento sta portando via,
punti invisibili rincorsi dai cani,
stanche parabole di vecchi gabbiani.
E io che rimango qui solo a cercare un caffè.”

Matteo.

sabato 6 novembre 2010

Un nuovo Mondo.

Il vento soffia, anche forte. E in ogni suo respiro ci porta qualcosa di nuovo, aria fresca da respirare tutta d’un fiato o da gustarsi attimo dopo attimo. E’ un vento che sa di nuova vita, di una freschezza che senti sulla pelle e che regala brividi di emozione.


Era da un po’ che aspettavo. Un mese fa le strade con la mia ex hostfamily si erano separate, e da allora solo un grande universo fatto di incognite e di dubbi al quale non potevo assolutamente dare delle certezze. La tanto attesa risposta è poi finalmente arrivata, ed è fresca di appena due giorni: ho finalmente trovato la mia sistemazione. Mia, perchè non ho trovato solo il luogo in cui passare i quasi otto mesi che mi dividono dal ritorno, ma ho trovato un ambiente, un luogo, una famiglia e un ”contorno” che mi calza alla perfezione. Per sta volta non mi soffermerò a parlare dei singoli che compongono questo fantastico insieme, per questo ci sarà tempo.
Sono finito su, 400 km a nord del Circolo Polare Artico, in un villaggio chiamato Andenes, situato nell’isola di Andøya. Un paesino a misura d’uomo, dove tutti conoscono tutti, in cui un grande faro rosso la fa da padrone, sovrastando le case colorate, com’è tipico dei villaggi di mare. Tutto in torno a me, l’Oceano. Un Oceano grande come i sogni che maturavo prima di sbarcare qui, e che finalmente ora riusciranno ad esaudirsi.
Ieri la neve qui ha ricoperto ogni cosa, formando un manto bianco che cela solennemente ogni cosa sulla quale si è posato. Una magia, condita da un’esperienza che nella vita solo poche persone si possono permettere di vedere: osservare la maestosa Aurora Boreale. Lo strillio rauco dei gabbiani, uniti al profumo di salsedine tipico dei posti di mare, mi fanno venire il sorriso. Io allora vi saluto così, osservando dalla finestra della mia stanza l’immensità dell’Oceano, e pensando a tutte le sorprese che questo futuro mi riserverà.

PS: prima di chiudere, volevo aggiungere una cosa. Un ringraziamento, fatto con il cuore, a tutti coloro che nei momenti tristi e difficili che mi sono lasciato alle spalle mi sono stati vicini, facendomi sentire il loro calore nonostante tutta la distanza che ci separa. E su tutti, una menzione particolare ai miei genitori, Paolo e Nicoletta, che non hanno mai smesso un attimo di aiutarmi. La lontananza mi ha fatto capire ancor di più quanto è infinito e irrazionale l’amore che nutro per loro.
Matteo.