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giovedì 30 dicembre 2010

Lettere che cadono nel buio.

La notte placa gli animi. Li placa, sì, perchè riesce ad esaltarne la volontà, mentre durante il giorno tentiamo di esasperare la riuscita di un obbiettivo che non è davvero ciò che vogliamo. Ma di notte, tra il perpetuo assecondarsi dei nostri respiri, riusciamo ad ascoltare veramente la voce del nostro cuore. È che spesso parla una lingua che non comprendiamo, ma che ci affascina da morire.

30 dicembre 2010

La tempesta è ormai in corso d'opera, ma ho avuto giusto il tempo di entrare al caldo della mia casa ed ora non mi può dare fastidio. Sentirla, invece, è incantevole.
Tra lo scoppiettare di lapilli incandescenti nel camino, mi ritrovo qui a scrivere quello che con ogni probabilità sarà l'ultimo intervento del 2010. Sarà un anno che mi mancherà davvero, dei cui souvenirs non mi stancherò mai. Alcuni di essi però risultano scheggiati. Erano forse troppi e avevo le mani piene per raccattarli tutti al volo, così ho dovuto chinarmi a raccogliere quelli caduti. Rovinati un pochino forse, ma non compromessi.

Attratto per un attimo dall'aroma fruttaceo che ne fuoriesce, mi fermo a guardare il bicchiere di cristallo sul tavolino. Il vino rosso al suo interno è ormai prossimo a finire, e posso vedere il segno delle mie labbra disegnate perfettamente sulla sommità del calice. È ormai un pezzo che è lì così, ma nonostante questo continua ad emettere profumo come se fosse appena stato versato. Tante cose non perdono il gusto neanche dopo un'eternità. Mantengono il suo fascino, come il buon vino del resto.

Forse prima ho esagerato, non è vero che il vino sia poi quasi finito. Il bicchiere è mezzo pieno. Anzi no, mezzo vuoto. Dove sta la differenza? Beh forse non ce n'è, ma definirlo mezzo pieno per me significa accontentarsi di quello che c'è all'interno. E prendere il vizio di accontentarsi è quanto di più sbagliato si possa fare. Il bicchiere mezzo vuoto va reso pieno di un'infinità di piccole cose, di gocce. Di quello mezzo pieno invece finiamo troppe volte per accontentarci.

L'orologio segna la una di notte, non è poi tanto tardi. Ma è giunto il tempo di prendermi un attimo da dedicare a me, per leggere quello che scrivo di fretta nella mia vita. La nostra vita è un grande libro, e come spesso accade quando scriviamo, alla fine dell'opera torniamo indietro per ricontrollare gli errori. Mentre rileggiamo il prodotto, ci accorgiamo di quante cose vorremmo cambiare. Perciò a volte è meglio lasciare tutto così, senza passarci un'altra volta. Gli scarabocchi fatti al momento e gli errori commessi, la renderanno unica.


Prima di lasciarvi, voglio agiungere un'ultima cosa. Poco fa mi è capitato di vedere una coppia camminare mano nella mano. Nell'immensa semplicità di questo gesto, credo venga contenuto quanto di più grande si possa immaginare. Quel grazioso intrecciarsi di mani e dita, è la porta d'accesso per quel mondo dei sogni di cui inizio a sentirne la mancanza. Ma son solo lettere che cadono nel buio.

Matteo.

sabato 25 dicembre 2010

C'è il Natale anche qui.

Di questo Natale diverso, ricco di nuovi perchè, mi restano soltanto le briciole. Sono quelle briciole che raccogli con minuziosità dalla tovaglia del tavolo dopo un giorno di festa, per sistemare tutto e reinserirsi nell'ordinaria vita.

In Norvegia, patria di protestanti, il Natale si festeggia il 24. L'atmosfera è quella di tutti i Natali del mondo, magica e diversa. Passare questo giorno lontano dalla famiglia che mi ha visto crescere, lontano dalle persone che mi sono state accanto per una vita, doveva essere qualcosa di particolare. E così è stato. Attenzione, non fraintendete le mie parole: ho detto particolare, e ciò non vuol dire brutto, triste o cose simili. È stato particolare, nuovo.

La magia vera ho iniziato a respirarla la sera del 23, e questa è stata una cosa che davvero mi ha riportato a quand'ero bambino: vedere la mia sorellina norvegese scrutare attentamente fuori dalla finestra, nella speranza di vedere Julenissen (Babbo Natale, per noi italiani) passare di fronte alla luna mi ha regalato una di quelle emozioni che non hanno tempo. La magia del Natale è questa, credere in un qualcosa. Credere nel domani, in un regalo inaspettato che venga da chissà dove. È la speranza che ci riempie, che rende il Natale differente dagli altri giorni.
Ieri è stata una giornata ricca di emozioni e momenti forti. Una giornata fatta per la famiglia, per i sorrisi rassicuranti liberati da visi colmi di sogni e di ricordi, un mix esplosivo. Auguri, regali e biglietti, quelli vengono dopo. Il regalo più grande era stare lì tutti insieme, sotto una candela, a manifestarci il nostro volerci bene.

A mezzanotte, poi, è stato il trionfo dei buoni sentimenti: non mi vergogno a dire che è stato con tutta probabilità il momento più carico di emozioni della mia vita.
I regali fanno sempre piacere, ma io sono da sempre uno che apprezza di più le cose piccole ma cariche di significato. Avevo dieci regali ed una lettera, ma sapevo che sarebbe stata proprio quest'ultima a colmarmi. Una volta aperta la busta, leggere la calligrafia di mia mamma e sentire (forse solo nella mia immaginazione) il suo profumo, è stata la più grande emozione che mi possa ricordare. Conteneva le parole che mi volevo sentir dire in quel momento, frasi che venivano dal cuore della mia famiglia, ora lontana da me. Era impossibile trattenere le lacrime, e allora non mi sono neanche sforzato di farlo: ho semplicemente seguito il corso degli eventi, e in quel momento mi portava a scoppiare in un pianto che non è mai stato così vero. Lacrime fatte di gioia, di stupore e di amore. Non esisteva traccia di tristezza, tutt'altro. Grazie.


Ora ci si sveglia e per me il Natale è già finito. Una giornata che si aspetta per 364 giorni e se ne va' con una velocità incontrollabile. Ma aprendoci, senza conservare tutti i nostri desideri solo per questo avvenimento, sarà Natale tutti i giorni.

Buon Natale a tutti.

Matteo.

giovedì 23 dicembre 2010

Paperblog

Convalido l'iscrizione di questo blog al servizio Paperblog sotto lo pseudonimo teonelmondo

martedì 21 dicembre 2010

2010, pensieri sparsi.

Passano così, uno dopo l'altro, gli anni. Alcuni saranno destinati a lasciare un grande segno, altri saranno lì solo di “passaggio”. Certo è che sempre ne trarremo qualcosa.


21 Dicembre 2010

Oggi, nel mio splendido villaggio circondato dalle onde dell'Oceano, sarà il giorno più corto. Anzi no, la notte più lunga dell'anno. Da domani infatti il sole inizierà a fare il suo nuovo giro, ed arrivare pian piano a degnarci ancora dei suoi luminosi raggi. Luce, bagliore attraverso il quale potremmo riuscire ad intravedere la forma di un futuro che non è poi così lontano



Nel porgere nuova legna al fuoco, ci si immedesima in tutti i gesti e le azioni della nostra vita. È tutto un alimentare la fiamma, un far sì che non si spenga. Vedere poi il risultato di quel calore che sale più forte di prima, ci riempie il cuore.
Tra undici giorni i nostri calendari porteranno il nome di un nuovo anno, ma prima di fare questo mi piacerebbe tirare le somme di quello che se ne sta andando.
Il mio 2010 è stato finora senza dubbio l'anno più importante della mia vita. Un anno ricco di decisioni forti, difficili, controcorrente. Pieno di prese di posizione e di carichi di responsabilità per i quali mi sento di poterne andare orgoglioso.
Dividerlo in due parti mi sembra una cosa dovuta: i primi 7 mesi e mezzo e i restanti. Due momenti di vita completamente agli antipodi, il primo passato con le persone insieme alle quali avevo trascorso tutta la mia vita, e il secondo invece è stato il frutto della mia grande scelta, ed è quindi coinciso con un periodo di ricostruzione, di “lavoro” per riconquistare i miei spazi e le mie posizioni in una realtà completamente diversa da quella in cui ero abituato a stare.

Tornando ai mesi che mi hanno accompagnato al “distacco”, non posso che fare una menzione speciale ad i miei amici. Sempre presenti in ogni tappa, con cui ho condiviso tutto.
Quando sai di dover partire per un lungo viaggio, ti affezioni maggiormente a ciò che hai. Il non poter vivere la tua normale vita per diverso tempo, ti porta a fare tante cose con le quali in momenti differenti della nostra vita avremmo temporeggiato e rimandato al futuro. No, se parti non puoi rimandare niente.
Per 3-4 mesi sono stato davvero tutto quello che vorrei essere, non mi sono lasciato mancare niente e credo che grazie a quello saprò capire anche in un futuro come comportarmi.
Siate sempre in partenza, ve lo dico con tutto il cuore. Nel fare anche le più stupide vicissitudini troverete un che di diverso, riuscirete a darvene una motivazione.
Quando ho salutato la mia vecchia vita con una lacrima che mi scivolava sul viso ero consapevole del fatto di aver fatto tutto il possibile per vivermela al meglio. Sapevo che quasi tutto ciò che avevo lasciato, l'avrei poi un giorno ritrovato.
Nella mia vita, lì, ci ho lasciato un qualcosa di me. Quando tornerò, andrò a riprendermelo.

Cominciare tutto da capo non è solamente emozionante ed adrenalinico, ma è un mix di sensazioni e paura per affrontare qualcosa che a te è assolutamente sconosciuto. I primi due mesi di nuova vita sono stati però tristi, e perciò non mi piace soffermarmi su questo. Mi piace invece dire che la mia vera Norvegia è iniziata a Novembre, quando per davvero ho messo le basi su cui appoggiarci, mattonella dopo mattonella, le conquiste che in ogni mio quotidiano sono andato ed andrò ad ottenere. Parlare un'altra lingua, cercare di farsi capire quando non si può farlo con le parole, le abitudini di un luogo non lontanissimo geograficamente ma in tanti aspetti distante anni luce dalla mia Italia, sono ostacoli non indifferenti che si mettono di mezzo tra me e il mio obbiettivo. Obbiettivo che infine è cosi difficile da spiegare che potrei starci ore ed ore a parlarne a riguardo senza renderne l'idea. Sono partito con valigie cariche di vestiti e speranze e voglio tornare con le stesse valigie ricche di certezze ed esperienze, passando da cittadino italiano a cittadino del Mondo, con una porta sempre spalancata nella terra che mi sta dando tanto.

La distanza segna davvero le strade da intraprendere in un futuro. Sto capendo cosa voglio davvero dalla mia vita e chi sono le persone che vorrei al mio fianco. Mi sta anche dicendo poi, ma credo sia superfluo dirlo, chi sono coloro che non se ne sono mai andati. Coloro i quali su cui un domani saprò di poterci contare ad occhi chiusi. Un sacco di conferme, tante belle sorprese e anche qualche piccola delusione, ma questi sono solamente piccoli sassolini nella scarpa che mi toglierò una volta tornato.

La vita è un film pieno di dialoghi ed immagini alle quali nella maggior parte dei casi non poniamo attenzione. Rallentare per osservare tutto è una perdita di tempo, tante cose sono messe lì solo per distrarci. La cosa da fare non è soffermarci sull'insieme, ma prendere in considerazione le battute che riescono ad attirare la nostra attenzione. In quelle battute si nasconde il domani che vogliamo.

venerdì 17 dicembre 2010

Blu.

È da un po' che non scrivo, lo so. Scrivere le proprie emozioni però non è sempre facile. Certo, si scrive ciò che si prova e allora non dovremmo avere inibizioni, ma non sempre siamo pieni di cose da dire. Per scrivere ho bisogno dell'ispirazione giusta, di una frase che mi ronzi per la testa e dalla quale posso provare a  scriverci attorno un testo. Scrivere senza avere l'ispirazione è come andare nel migliore dei ristoranti senza essere affamato: per quanto buono possa essere il cibo, non possiamo gustarcelo. Allora piuttosto che scrivere cose che non “sento”, meglio aspettare che qualcosa di buono arrivi.


Venerdì 17 Dicembre

Stralci di nuvole scure lasciano spazio ai colori tipici di un tramonto che però non può esserci. Il rosa delicato che si intravede è solamente il leggero segnale che laggiù in fondo, da qualche parte nascosto dietro il mare, c'è il sole. Il resto è tutto blu, un immenso blu.
Vivere senza il sole è surreale, ci si sveglia e ci si riaddormenta sempre con lo stesso cielo. Ci viene sonno, quasi siamo disorientati. La stella che però ci indica la strada, quella c'è sempre. Ci mostra la via per il nostro domani, ci invita a farne parte, ad essere un pezzo di questo enorme blu che ci circonda. D'altronde qui, il cielo è sempre più blu.


La colonna sonora fa sempre parte dello stesso disco, ma non è mai uguale. È l'imperfezione del canto di un vento che con le sue folate produce musica da ascoltare, non solamente da sentire. È melodia.
Ci rende partecipi di quello che stiamo vivendo, senza farci domande. Le domande siamo noi a farcele, ma ogni risposta cade al suolo senza pretese, come neve che si sparge qua e là. Non ci sono esatti motivi per cui siamo così, alla fine siamo l'esatto il risultato delle nostre scelte. Non possono esistere né se e nemmeno ma. Se solo una sola di quelle paroline fosse accaduta, allora saremmo qua a raccontare un'altra storia. Basta un niente e tutto cambia. A me va bene la storia che sto scrivendo ora, magari imperfetta, ma dettata solamente dalle mie ambizioni e da come io mi sono costruito, con migliaia di errori che mi hanno reso quello che sono.
Non esiste giorno in cui non accade nulla, e sono le piccole scelte che facciamo quotidianamente che cambiano i nostri domani.

Le luci e i profumi del Natale ormai prossimo a venire, mi riportano a casa. Abbiamo tante convinzioni ma nessuna certezza, ed è questo che spesso ci rende sempre troppo vulnerabili.

Matteo.

venerdì 10 dicembre 2010

10 Dicembre

Venerdì 10 Dicembre



Una birra, una canzone giusta e un umore pazzo. Poi anche una candela profumata e un caminetto acceso con delle fiamme che illuminano il nostro viso, e che danno così tanto calore da farci lacrimare gli occhi.
Noi siamo come il fuoco, a volte imponenti e a volte così flebili da non poter restare vivi. Noi siamo come il fuoco, basta una boccata d'aria per alimentarci, ma è sempre la stessa boccata d'aria, nel momento sbagliato, che può anche spegnerci.
A noi però piace solo brillare, sempre.

Matteo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Amarsi un po'.


"Amarsi un po' è come bere
più facile è respirare
Basta guardarsi e poi avvicinarsi un po'
e non lasciarsi mai impaurire no."



Il mio "diario di bordo" dice che siamo qua. Non mi dice come, non mi dice cosa e non mi dice perchè. Dice che siamo qua e basta, tutto il resto è storia che ci scriviamo da soli. Storia che scriviamo come piace a noi, fiaba che recitiamo e interpretiamo come vogliamo. Perchè siamo qua noi, a viverla.





Mercoledì 8 dicembre

Quello delle montagne al di là del mare è un profilo ben scandito. La luce che viene dal sud fa risaltare le forme, i lineamenti e le cime che arrivano a noi. È una luce leggera che ha paura di scoprirsi, e ci lascia al solo al riflesso bianco di un leggero strato di neve caduta recentemente. Il mare sussulta qualcosa, ricco di schiuma bianca e mai stanco del suo moto.
La vita qui va presa così, come un dono di pace che ci arriva, come attimi infiniti di una leggerezza impercettibile che respiro affacciandomi alla finestra che dà sulla piccola spiaggia.
Ci si perde con lo sguardo talmente tutto è così grande intorno che non riusciamo ad osservarlo nella sua pienezza. È un'opera d'arte vera, costruita dagli anni e di cui sappiamo apprezzarne una piccola parte diversa ogni giorno. Come un telo che la copre e che scostiamo di rado, quasi non volessimo avere tutto subito, ma preferissimo conservarci la sorpresa per i domani.

Sono nei ritmi e nella routine della mia nuova vita, e non mi sento un adattato ad essa. Sento che ormai lei si è presa me e allora è tutto una conseguenza in parte voluta e in parte ordinaria. Sto aprendo le braccia per prendermi tutto ciò che posso, non mi voglio più lasciar scappare niente. Non c'è tempo per rimpiangere, non c'è tempo per recriminare. C'è solo il tempo di viverci questa fantastica fiaba, quello spazio nuovo che ogni giorno conquistiamo.

Alla fine è tutto dietro l'angolo, e spesso anche se non ci va di trovarlo, viene lui da noi. Non c'è niente di distante o di impossibile. Il tanto non riusciremo mai a quantificarlo, forse non esiste?

Matteo.

giovedì 2 dicembre 2010

2/12/2010

Tic-Toc-Tic-Toc.
Ad attirare la mia attenzione, è l'orologio a pendolo posto sul mobile del soggiorno. Anche se non ce ne accorgiamo, non siamo mai fermi. È tutto un continuo mutare di fatti, facce, sensazioni e idee. Spesso vorremmo -ma non possiamo- girare quelle lancette indietro sperando che anche “il tutto” intorno a noi ritorni di conseguenza. Portarlo indietro di un minuto per una frase sbagliata, portarlo indietro di un giorno per qualcosa che ci ha dato dispiacere, ma anche portarlo indietro di quel che basta per riparare gli errori che invece, una volta commessi, ti segnano tutto il percorso.

Tra una parola e l'altra, di Norvegia se ne sono già andati tre mesi e mezzo. Credo che sia giunto il momento di “spogliarmi” e dirvi com'è davvero stato il distacco dalla mia terra, dalla mia gente.

Ero carico a mille prima di partire, una molla che, lasciata andare al momento giusto, avrebbe liberato tutte le energie accumulate in un periodo pre-partenza durato all'incirca un anno. Un anno, quello che mi ha accompagnato sino all'Aeroporto di Fiumicino, che era già stato di per se indimenticabile, in cui sono successe tante cose che mi hanno aiutato a crescere e maturare, e a rendermi davvero pronto per il grande salto che stavo per fare. Non credo di aver mai avuto ripensamenti riguardo alla mia decisione, se non sporadiche occasioni in cui le emozioni del momento hanno preso il sopravvento. Ci tengo a precisare, e l'avevo già fatto in passato, che andare un anno lontano da tutti non è un “che culo, tu vai là, senza problemi...hai fatto bene!”, perchè in Italia avevo tutto quello di cui avevo bisogno: una famiglia stupenda e degli amici VERI. Cosa si può pretendere di più? Certo, una ragazza che ti completi. Beh, è arrivata anche quella. Perchè allora sarei dovuto partire e lasciar lì le meraviglie che mi circondavano? Una prova, una nuova e grande prova che, un giorno superata, saprà farmi crescere di più, darmi esperienze che solo questo tipo di “avventura” può regalarti.
Gli ultimi giorni in Italia sono stati un mix di emozioni che, giunte così vicine l'una all'altra, non mi hanno neanche dato lo spazio dove poterle mettere. Poi lo spazio è arrivato, il mio cuore si è aperto così tanto da farle entrare tutte. E quando qualcosa ti entra dentro nel cuore, di tempo per farla uscire non ce n'è mai abbastanza. Te ne puoi dimenticare per un giorno, due, una settimana, ma poi finiscono per tornare anche più forti di prima. Nello spazio in cui “te le dimentichi” però, puoi fare errori che nella maggior parte dei casi risultano irrimediabili.
Quando te ne vai da qualcuno, da tutti come nel mio caso, vengono sempre fuori un milione di speranze e promesse. Sono quest'ultime che poi ti fregano. Non quelle ricevi, ma quelle che hai fatto e non riesci poi ad esaudire. È spiacevole, tutto qui.

Ci sono stati momenti di sconforto, in cui avrei davvero preso il primo volo per l'Italia, per riabbracciare le persone che nonostante la distanza non sono mai mancate. E qui devo fare un appunto: ero ottimista sul fatto che i miei amici, quelli veri, non mi avrebbero mai fatto mancare il loro affetto. Beh, è stato tutto oltre le aspettative. Persone, le mie, che ci sono sempre state. Con un messaggio, con una chiamata, con qualcosa di inaspettato. Ma ci sono state SEMPRE. E non finirò mai di ringraziarle. Non potete neanche immaginare come, anche uno stupito sms, possa cambiarmi le giornate. È un segno d'affetto, minimo, ma che in questo momento della mia vita assume un'importanza non indifferente.

Ora finalmente (quasi) tutte le cose stanno andando per il meglio. Vivo con una famiglia che mi vuole bene, che mi regala continuamente sorrisi veri, che vengono dal cuore. E queste sono cose che ti riempiono. Non si è mai sazi di stare bene.

Questa volta, in confronto alle altre, mi sono dilungato forse un po' troppo. Avevo però bisogno di scrivere tutto questo. :)

Buona giornata.

Matteo.

lunedì 29 novembre 2010

Caldo nel freddo.

Nel bianco che cade, c'è di più di quello che possiamo vedere. Ci sono racchiuse tutte le piccole cose che riceviamo, a poco a poco, come le manda il vento. Ci sono racchiusi i respiri di una vita così imprevedibile da mandarti continuamente in confusione.



Fine Novembre, l'inverno ormai è entrato nel suo vivo. E' potente, il freddo che ti avvolge mentre cammini tra le strade bianche, su cui sembra sia posato un lenzuolo sempre nuovo, pulito.
Le giornate, sempre più corte fino a quasi scomparire, prendono la carica per la futura bella stagione, mentre dalle case spuntano luci e addobbi natalizi. Il Natale è sempre Natale.
Andare di Sabato sera, in carovana dietro il Babbo Natale che tanto fa impazzire i bambini, mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Ad occhi chiusi ricordavo quando anche io, bimbo delle elementari, facevo il conto alla rovescia al Natale con un calendario, pieno di cioccolato. Per quanto mi possa piacere il cioccolato, quello di quei calendari aveva un sapore diverso.
La casa ha cambiato colore: tende e tovaglie con ricami tipici la fan da padrone, e candele provumate sparse in ogni angolo regalano aromi unici. Questo è Natale. Il Rosso comanda, in tutto. Rosso come la passione che ci mettiamo nel vivere ogni secondo di quello che ci sta intorno, anche se a volte nell'intorno, che vorrebbe essere un cerchio, manca sempre la giuntura.


Ciò che si ha dentro, qui, è l'opposto di quello che troviamo fuori. Dentro di noi c'è solo calore, che a volte perfino ci scotta, quando diventa troppo. Il silenzioso cadere dei fiocchi, mi chiama dalla finestra.
Dove, in un'altra parte del mondo, esiste una cosa così?

Matteo.

giovedì 25 novembre 2010

Grazie.

E' notte, e in cielo brillano le stelle. E' notte, ma non riesco ad addormentarmi.
Era notte, anche 100 giorni fa. Il calendario diceva 16 Agosto 2010. Per tanti di voi, questa data rappresenterà solo un numero, un giorno come gli altri. Per me no.
Il 16 Agosto 2010 era un Lunedì. Uno di quei lunedì estivi in cui la gente è al mare a godersi le ferie, e abbandona le città ai pochi che per scelta o per tempistiche diverse, se ne stanno a casa a boccheggiare per l'insopportabile afa.
Il 16 agosto 2010, però, per me resterà “il giorno”. La giornata più bella e felice della mia vita, l'ultima passata con la mia gente.
Se hai degli amici perfetti, per i quali daresti davvero la vita, che ti preparano una festa grande così per salutarti, e hai una ragazza, così bella che solo il più tonto degli asini potrebbe perdere (…), allora capisci che ciò che lasci, lo lasci con il sorriso.
Non voglio dilungarmi nel dire come e cosa è successo, quella sera il cui anche il cielo abbandonava le sue stelle per venire a brindare con noi, voglio solo ricordare che alcuni giorni, così belli da farti star male, resteranno per sempre nel cuore di chi li ha vissuti.



Grazie ragazzi per ogni singolo momento in cui mi avete regalato la vostra compagnia. Il futuro sarà nostro.

Matteo.

lunedì 22 novembre 2010

Il tempo va.

Il cielo, così infinito, non è abbastanza grande da contenere tutti i nostri sogni. Sogni lontani, puntini come le stelle. Un immenso pieno di piccoli traguardi, che un giorno, stai sicuro, li raggiungeremo. A noi non resta che alzare la testa e guardare, senza porci limiti, quello che questo magico orizzonte ci riserverà. Noi, microscopici, in confronto all'esigenza delle nostre pretese.

Sono ormai ad un terzo della mia esperienza straniera. Come vola il tempo. Tempo che sa trasformarsi da tuo migliore amico al più grande dei bastardi. Tempo che va, inesorabilmente sempre allo stesso modo, ma che mai riusciamo a percepire come tale.
Le giornate corrono per poi non tornare più, per lasciarci qualcosa di nuovo, che però non sempre siamo disposti ad accettare. Ci portano occasioni, occasioni di cui capiamo l'importanza quando svaniscono, e se ne vanno via, trasportate lontano dall'inesorabile “susseguirsi dei fatti”.


Il trovare finalmente un adatto metro, i giusti equilibri per poter stare in piedi, mi aiutano ad essere finalmente quello che sono. L'avevo scritto quando in realtà non lo ero ancora, ma finalmente posso ammettere che è sempre il solito Teo.



Le case iniziano chiudersi, e dentro le mura ci si prepara già per il domani. Una nuova giornata che ci porrà, come di consueto, tutte le sue domande. Seduti ad aspettare il nostro turno ci metteremo, come sempre, in gioco.

Matteo.



ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.”
                                                                                          (Eleanor Roosevelt)

lunedì 15 novembre 2010

Una vita non basta?

Siamo umani, abbiamo dei limiti. Non siamo delle macchine perfette, e perciò certe volte ci inceppiamo, andiamo in riserva, non sappiamo cosa fare.
Questo è uno di quei momenti.
Capita che ti succedano delle cose, aspettate o no, talmente grandi che tu non hai modo e capacità di ripagare. Gesti gratuiti di una tale bellezza che non possono fare altro che lasciarti lì, basito, alla ricerca di una spiegazione: una spiegazione che non c'è.
E allora ci sentiamo quasi incapaci e meschini nel non poter riconsegnare al mittente quando di buono abbiamo ricevuto. Ripagheremo, un giorno. Lo faremo con le piccole cose, poichè è con esse che si costruisce un tesoro. Abbiamo tanto tempo, una vita non basta?




15/11/2010

Il fuoco che illumina la stue, così viene chiamato il salotto in norvegese, sprigiona un calore leggero, quasi bugiardo.
Fuori invece, dal cielo cadono fiocchi soffici che si posano su un manto nevoso più antico, ormai reso ghiaccio dalle temperature piuttosto fredde e dall'inesorabile vento che soffia, un giorno da nord e un'altro da sud.
Sarà l'inizio di una nuova settimana, che speriamo ci riservi qualcosa di nuovo, di inaspettato.

Qui è tutto nuovo, ma del nuovo noi, gente all'eterna ricerca di un qualcosa, ne abbiamo sempre bisogno.

Matteo

giovedì 11 novembre 2010

Riscoprirsi.

Ore 20.10, di una ventosa serata di pieno novembre. Fuori è tutto buio, e fin qui non c'è nulla di strano. Non è neanche strano, ma perlomeno per me lo è, che sia buio da ormai quasi sei ore. Da quando sono qui, i momenti di luce li conto davvero con il contagocce. Il sole, ormai stufo di “svegliarsi” la mattina, ha deciso di riposare fino a gennaio inoltrato, quando riuscirò a rivedere, illuminati dai primi raggi dell'anno, i vivi colori delle case che si affacciano sul mare, e che sembrano gli sussurrino qualcosa.

Ormai da una settimana sono nella mia nuova (e definitiva) sistemazione. Il mio viso ha ripreso a sorridere, la sveglia al mattino presto è una melodia che ho finalmente ricominciato ad ascoltare ed apprezzare. Mi sto ritrovando nelle piccole cose, e le persone intorno a me mi fanno notare come sia visibilmente (e anche acusticamente, dal momento che mi ritrovo a fischiettare in qualsiasi ora della giornata) chiaro che i “miei affari” comincino a girare per il verso giusto.

Andare a scuola, qui, è un piacere. Tra studenti e personale scolastico, credo non arriviamo al centinaio di persone. Ottimo, dal momento che si ha l'occasione di scambiare due battute con tutti. Poi ovviamente tante attenzioni sono focalizzate su di me, perchè definirei “raro” il fatto che un ragazzo proveniente dal “Bel Paese” vada a studiare in un paesino tanto grazioso quanto sperduto nelle terre del nord.
Ma non è questa la cosa migliore. Il più bello sta sicuramente nella posizione della scuola: tra una lezione e l'altra, se esco a prendere una boccata d'aria, mi trovo su di una spiaggia in cui le uniche impronte di vita visibili sono quelle delle zampette di gabbiani e altri volatili che abitano questo paradiso, e che con le loro rotte di volo sembrano disegnare le note musicali suonate poi dalle onde che si infrangono sugli scogli, e che alzano, così, alta nel cielo la schiuma del mare. Schiuma che poi, trasportata dal vento, ti bacia fredda e severa, le guance.
Amo stare lì. Sedermi sulla banchina ad osservare il moto perpetuo ma mai noioso del mare. Questo mi dà un senso di libertà, di purezza. Ma mi fa sentire anche impotente davanti a tanta immensità quale l'Oceano.


Mentre il vento fuori soffia talmente forte, che sembra quasi con i suoi incessanti lamenti bussare alla porta, vi auguro un buon weekend, convinto che Noi, Italiani e non, abitanti di un Mondo che non è poi così grande, possiamo averlo.

Vi lascio con un pezzo di “Il mare d'inverno”, di Enrico Ruggeri. Parole che fanno spesso da cornice alle mie pause.

Il mare d'inverno
è solo un film in bianco e nero visto alla TV.
E verso l'interno,
qualche nuvola dal cielo che si butta giù.
Sabbia bagnata,
una lettera che il vento sta portando via,
punti invisibili rincorsi dai cani,
stanche parabole di vecchi gabbiani.
E io che rimango qui solo a cercare un caffè.”

Matteo.

sabato 6 novembre 2010

Un nuovo Mondo.

Il vento soffia, anche forte. E in ogni suo respiro ci porta qualcosa di nuovo, aria fresca da respirare tutta d’un fiato o da gustarsi attimo dopo attimo. E’ un vento che sa di nuova vita, di una freschezza che senti sulla pelle e che regala brividi di emozione.


Era da un po’ che aspettavo. Un mese fa le strade con la mia ex hostfamily si erano separate, e da allora solo un grande universo fatto di incognite e di dubbi al quale non potevo assolutamente dare delle certezze. La tanto attesa risposta è poi finalmente arrivata, ed è fresca di appena due giorni: ho finalmente trovato la mia sistemazione. Mia, perchè non ho trovato solo il luogo in cui passare i quasi otto mesi che mi dividono dal ritorno, ma ho trovato un ambiente, un luogo, una famiglia e un ”contorno” che mi calza alla perfezione. Per sta volta non mi soffermerò a parlare dei singoli che compongono questo fantastico insieme, per questo ci sarà tempo.
Sono finito su, 400 km a nord del Circolo Polare Artico, in un villaggio chiamato Andenes, situato nell’isola di Andøya. Un paesino a misura d’uomo, dove tutti conoscono tutti, in cui un grande faro rosso la fa da padrone, sovrastando le case colorate, com’è tipico dei villaggi di mare. Tutto in torno a me, l’Oceano. Un Oceano grande come i sogni che maturavo prima di sbarcare qui, e che finalmente ora riusciranno ad esaudirsi.
Ieri la neve qui ha ricoperto ogni cosa, formando un manto bianco che cela solennemente ogni cosa sulla quale si è posato. Una magia, condita da un’esperienza che nella vita solo poche persone si possono permettere di vedere: osservare la maestosa Aurora Boreale. Lo strillio rauco dei gabbiani, uniti al profumo di salsedine tipico dei posti di mare, mi fanno venire il sorriso. Io allora vi saluto così, osservando dalla finestra della mia stanza l’immensità dell’Oceano, e pensando a tutte le sorprese che questo futuro mi riserverà.

PS: prima di chiudere, volevo aggiungere una cosa. Un ringraziamento, fatto con il cuore, a tutti coloro che nei momenti tristi e difficili che mi sono lasciato alle spalle mi sono stati vicini, facendomi sentire il loro calore nonostante tutta la distanza che ci separa. E su tutti, una menzione particolare ai miei genitori, Paolo e Nicoletta, che non hanno mai smesso un attimo di aiutarmi. La lontananza mi ha fatto capire ancor di più quanto è infinito e irrazionale l’amore che nutro per loro.
Matteo.

martedì 26 ottobre 2010

26/10/2010

Perchè vogliamo convincerci che ciò che ci manca, sono le persone? Io non credo sia così, assolutamente. Certo, si fa fatica a stare senza le persone che amiamo, ma ciò che ci manca di loro non solo loro, in sé. Ma sono tutte le azioni che loro fanno, con o senza di noi. Ma la mia convinzione è che comunque a mancarci sono le cose apparentemente meno importanti, come prendersi un caffè guardando le auto che passano, la fragranza del pane che fuoriesce dal panificio del paese, lo “sbirciare” nella cassetta della posta, addormentarsi sotto una calda coperta quando in televisione scorrono le immagini del film che ci eravamo predisposti a vedere...
Ci mancano le situazioni, quando siamo lontani. Ci mancano le piccole cose.


E' strano da dire, anche da pensare. Ma le cose che più riteniamo stupide e senza significato, assumono una straordinaria importanza nel momento in cui mancano. Così piccole ma così indispensabili, per respirare il profumo della nostra vera vita.

La chiamano “potenza delle piccole cose.” Non sapevo cosa fosse finchè non ho iniziato a provarla sulla mia pelle.

Matteo.

sabato 23 ottobre 2010

In bilico.

Siamo come d'autunno sugli alberi le foglie.”

Lo scriveva quasi un secolo fa Ungaretti, mentre parlava di guerra. Noi non siamo in una guerra vera, istituzionale, con armi e morte. Perfortuna. Noi siamo nella guerra quotidiana, nella battaglia di ogni giorno. Noi ogni giorno proviamo a credere, a fare, a sperare. Siamo come le foglie, appese magari per un filo, che ballano il loro walzer lento ed eterno ad ogni soffio di vento freddo. Non sappiamo come sarà il domani, non sappiamo quale altra sorpresa troveremo dietro l'angolo. Non sappiamo se una sbuffata di vento troppo forte ci farà cadere, e ci riporterà sul mucchio delle altre foglie già a terra. Ci piace resistere, fino a quando è impossibile farlo. Se cadiamo, dovremmo solo aspettare il nostro germogliare futuro, sapendo che cadere è normale, nelle piccole cose. Una “caduta” immaginaria. Poi dobbiamo solo aspettare, ma con vigore, il nostro momento per essere belli un'altra volta.

Adesso dobbiamo solo ballare, sulle note di una musica che suona come una poesia, proveniente da una terra lontana. Balliamo, e stiamo attaccati finchè non se ne può più. E guardare sempre la luce, luce che ci bacia tra le nuvole. E guardarla negli occhi questa luce.

Matteo.

venerdì 22 ottobre 2010

Si viene e si va.

Svegliarsi e vedere tutto bianco è sempre qualcosa di magico. Siamo nel pieno di ottobre, e stanotte dal cielo è caduta la prima neve. Poca, ma quel tanto che basta per rendere tutto un po' più... speciale.

Ormai da una decina di giorni a questa parte è stata presa di comune accordo con la famiglia ospitante la decisione che fosse meglio per me cambiare aria. Stein e Lone (i due hostparents) sono due persone di animo buono, due genitori all'antica che portano sulla pelle i segni di una vita conquistata. Lui, 60 anni e una vita passata tra una barca e l'altra; lei, Lone, Danese emigrante d'amore per lui. Ripeto, due persone buone, ma in questo momento della mia vita, per una esperienza così, ho bisogno di altro. Ho bisogno di idee e stili differenti. E allora è da quel mercoledì, che sono salito su un treno di cui non conosco né la durata del viaggio, né la destinazione. 1700 e più km separano Capo Nord dal punto più a sud. Quale sarà la mia meta? Poco importa. Ciò che importa sarà trovare una famiglia unita e affiatata che mi renderà parte di loro. E' l'unica speranza.

Mi spiace lasciare tutto ancora una volta, lasciare le amicizie che in più di 2 mesi mi ero costruito. Amici veri e meno veri. Ma i giorni passati con quelli veri me li porterò dentro, a partire dalle giornate che io e Michael ci dedicavamo alla scoperta della vita e delle abitudini di questa terra, al volercitantobbbene con Chiara. Michael eChiara sono due “AFSstudents” come me. Chiara è italiana, dalla Sicilia con furore. Michael invece è Belga. E' cultura differente tra me e Chiara, lei proveniente da Sciacca, centro nei pressi di Agrigento, dove con usi e costumi diversi anni luce dal ricco nord-Italia, si vive una vita diversa. Proveniamo quindi da tre realtà contrastanti, così nelle piccole cose quotidiane confrontiamo i nostri punti di vista, che sono il frutto di una determinata società dalla quale proveniamo. Avere amici da ogni parte del mondo è un qualcosa di unico, che non capisci finchè non lo provi.

Ma è giunto ancora una volta il momento di cambiare. Si cambia, nella vita si cambia sempre.

Quando lasci determinate persone che ti hanno dato tanto, ti porti inevitabilmente via con te tutti quegli insegnamenti e quelle cose immateriali che loro ti trasmettevano, anche con uno sguardo.
Nel nostro vissuto ci passano davanti migliaia di persone. Alcune entrano nella nostra vita per pochi secondi, altri per periodi, e c'è poi chi entra e non ne esce più. E' difficile capirlo dopo soli due mesi, fattostà che per questi due mesi, Chiara e Michael sono stati fondamentali. Lasciarli sarà dura, ma ormai agli addii ci sono abituato.

Tornando all'esperienza quotidiana, vivere in un altro stato non è mai facile. Se vai in vacanza da qualche parte, per il tempo che ci rimani sei un turista, ovvero uno che vive la vita estera con il proprio stile, i propri ritmi ed abitudini. Quando però in un altro Stato ti ci ritrovi a vivere, non sei un turista, ma sei uno straniero che giorno dopo giorno deve far di tutto per diventare parte integrante di una nuona società, di una nuova cultura. Ed è lì il bello. Non è facile per niente, ma riuscire nell'intento di cambiare radicalmente la propria vita mi sarà di grande aiuto.

Avrei tante cose da dire, parole che vanno oltre l'abitudinario. Ma proverò a raccontare di più la prossima volta, che potrebbe essere stasera o magari fra un mese. Non puoi sapere quando l'ispirazione arriverà.


Con il sole che riflette sulla neve, i nostri occhi brillano di una luce diversa.

Matteo.

sabato 16 ottobre 2010

16.10.2010

Ogni canzone ha dentro un pezzo della tua vita. Un ricordo, una situazione, un semplice attimo.

Ci sono poi alcune canzoni che senti dentro più di altre, alcune canzoni che ti prendono il cuore e te lo stringono. Magari un ricordo bello, magari uno brutto. Un ricordo. Che bella parola.
R I C O R D O

Sono ormai lontano da casa, dalla mia gente, da ormai due mesi. Ragion per cui, ora come non mai, la parola ricordo suona ricorrente nella mia vita. Li trovo appunto dentro una canzone, dentro uno sguardo, dentro un brivido. Li trovo ovunque. Il ricordo è un attimo strappato al tempo, un flashback che ti porta dalla tua vita reale al tuo immaginario, fatto di foto più o meno sbiadite.
Quando proviamo a ricostruire qualcosa che è avvenuto nel nostro passato, ragionevoltente il nostro conscio si pone diverse questioni: avrei voluto andasse cosi? Sarebbe stato meglio fare in un altro modo? Come sarebbe stato se...? E' un classico.

Ciò che siamo, che rappresentiamo, non è altro che il risultato delle nostre scelte, e che belle o brutte che siano state, ci hanno costruito.

Nell'ultimo anno, di scelte ne ho fatte tante, e di importanti. Ho scelto di cambiare squadra di calcio (direte, “che cazzata”. Beh provate voi a cambiare squadra dopo 12 anni!) e mi è andata bene. Ho scelto di iniziare la carriera da allenatore e mi è andata bene. Ho scelto poi di porre un po' meno importanza alle cose futili e dare più “corda” alle questioni che invece meritano più attenzioni. E mi è andata bene. Poi però ci sono anche quelle scelte a cui non mi so, o forse non mi posso ancora dare una risposta: ho terminato storie d'amore, ho lasciato la mia famiglia, ho lasciato i miei amici. Tutto questo per andarmene un anno via, da solo, e vedere com'è. Mi sono messo in gioco, ho provato ad uscire dall'abitudinario e fare qualcosa che non tutti sarebbero in grado di fare. Non mi posso ancora dire però se mi è andata bene anche stavolta, dovrò aspettare altri 8 mesi e mezzo per potermelo dire.

Certo a volte è proprio dura. In alcuni momenti l'unica frase che scorre ben chiara nel tuo cervello è “Ma chi cazzo me l'ha fatto fare?”. Io! Sono qua perchè io l'ho scelto e sono contento di ciò, sono contento di come stanno andando le cose e sono contento di affrontare gli ostacoli da solo. Cadere magari, ma rialzarsi. A testa alta, sempre.

Ogni giorno che mi si apre davanti è una nuova pagina di questo libro. Una pagina bianca, che devo solo apprestarmi a scrivere con le mie azioni, con il mio quotidiano. Niente è scontato, niente è già scritto. Ma la penna per farlo c'è, è sempre lì davanti a me. Devo scrivere io il mio libro, e impegnarmi per far sì che sia il migliore possibile.

E non mi resta altro che (provare) a far sì che sia così.

Buonanotte a voi.

Matteo.

venerdì 15 ottobre 2010

La Norvegia.

Il mio mondo di cui parlavo poco prima, in questo momento è la Norvegia.


Norvegia, una parola che suona particolarmente anche quando la pronunci. Ma cos'è davvero la Norvegia?

Aveva ragione Henrik Ibsen (http://it.wikipedia.org/wiki/Henrik_Ibsen) quando pronunciò queste parole: Chi desidera comprendere i norvegesi deve prima comprendere il loro ambiente naturale, magnifico ma estremamente severo.

La Norvegia ti toglie il fiato. Ti toglie il fiato perchè sa essere dolce mentre guardi l'infinito oceano davanti a te, sa essere austera quando vedi i suoi pendii scoscesi finire dritti nell'acqua e quando osservi, anche da un finestrino di un'automobile, le vette acuminate che ti fanno sembrare di essere sulla Luna. Non puoi non innamorarti dei suoi paesaggi. C'è del bello ovunque, dal paesino rigorosamente tutto in bianco che si affaccia sul mare, ai maestosi fiordi, alle immense foreste di larici che già da metà settembre cambiano colore, diventando rossi e gialli, donando così a coloro che si guardano intorno una vista mozzafiato, con colori degni del miglior Van Gogh.

La popolazione norvegese è poca, davvero. Neanche 5 milioni di persone (meno di un tredicesimo dell'Italia), risiedono in un territorio che è invece è più esteso della nostra penisola. Da nord a sud ci passano 1700km, e la distanza che c'è tra Oslo (più o meno a sud) e l'estremo nord è pari a quella che c'è tra Roma ed appunto la Capitale norvegese.

Non è possibile dare informazioni precise sul clima, poiché si passa dalle gelide zone interne alle miti coste, che anche ad altissime latitudini restano accessibili e non fredde grazie alla mitigazione del clima dovuto alla Corrente del Golfo.

Norvegia vuol dire Natura. Tutto ciò che si fa è qualcosa che sia “permesso” dalla natura. Boschi infiniti, acque cristalline, estese zone montuose. Capita di percorrere km e km in strada senza trovare una casa. E' bello questo. Non ti da un senso di solitudine perchè ci si contempla nel guardarsi attorno.

Il Popolo norvegese è particolare. Sanno sembrare rigidi e freddi a primo impatto, e sanno poi aprirsi completamente e darti anche il cuore quando li conosci. Lavorano, tanto. E sono anche eccessivamente ricchi! Credo che se un normale cittadino norvegese venisse a vivere in Italia, apparterrebbe sicuramente ai ceti più ricchi. Rispettano il prossimo, amano farsi gli affari propri e rispettano i limiti. TUTTI I LIMITI. Trovare un auto per le strade che sorpassi, che vada anche 5 km/h sopra il consentito, è un'impresa. Sono posati, forse anche troppo. Ma questa è la loro cultura, ed è giusto apprezzarli per quello che sono, senza avere quella spavalderia del classico straniero che arriva e vuole fare il superiore.
Ascoltano a fondo, misurano le parole e sono estremamente educati. L'inglese è parlato perfettamente da tutti, perciò la lingua non è un ostacolo.

La Norvegia in sintesi è questa dunque, ma se volete sapere di più, qui ci sarà tutto di cui avete bisogno →http://it.wikipedia.org/wiki/Norvegia

Spero di essere stato esauriente, a risentirci, quando mi metterò a parlare della mia vera esperienza norvegese.

Matteo.